Livia Piredda è social media manager ed ex alunna del corso professionale in Fashion Journalism. Ora ricopre anche il ruolo di docente presso la sede di Roma.
Una passione per la comunicazione di moda che va ben oltre il consueto: Livia Piredda è un’investigatrice del fashion system con un background che spazia dal fashion journalism all’event management, e che finisce per trovare la sua dimensione nella comunicazione social e persino nella criminologia.
1) Sei una social media manager con un background specializzato nella comunicazione di moda e nell’event management. Com’è stata la scalata professionale?
Mi sono laureata alla John Cabot University in Scienze della Comunicazione, ma la passione per la moda mi ha portato a seguire contemporaneamente un corso professionale in Fashion Journalism all’Accademia del Lusso di Roma. Nel mentre ho lavorato come contributor e poi come editor per un blog di moda, seguendo così la strada del giornalismo di moda. Il servizio di placement dell’Accademia mi ha permesso inoltre di sostenere un colloquio di lavoro presso un’azienda, in cui ho poi ricoperto il ruolo di account manager. Da lì sono diventata responsabile della produzione del materiale della comunicazione offline per clienti come Wella Italia.
Poi è stata la volta dell’event management, che mi ha vista prestare servizio presso un’agenzia di organizzazione di eventi dal 2017 al 2019. La pandemia infine mi ha spinto a reinventarmi ed eccomi nelle vesti di social media manager freelance.
2) Dal 2021 insegni social media management all’Accademia del Lusso di Roma. Falsi miti sulla comunicazione social ne hai?
Sì, l’Accademia del Lusso di Roma mi ha offerto una cattedra per l’insegnamento di Social Media Management. A proposito di comunicazione social e falsi miti, ne elenco due: il primo consiste nell’ingenua (quanto diffusa) idea secondo cui con i social si vende subito e facilmente, mentre il secondo si fa portavoce di una narrazione per cui il marketing offline sia superfluo se si lavora con il digitale. Nulla di più sbagliato perché la strategia vincente nel digital marketing, per quanto intuibile, fa leva proprio sull’integrazione fra strumenti online e offline.
3) Consigli per chi vuole intraprendere una carriera in ambito digital?
Mi sento di consigliare a neolaureati o profili junior in ambito comunicazione di vivere l’esperienza dell’agenzia. Oltre ad essere altamente formativa, permette di sviluppare un approccio strutturato a 360 gradi intorno al complesso mondo della comunicazione. In più consiglio di non smettere mai di formarsi e di mantenere un atteggiamento umile nei confronti della conoscenza: è la vera spinta propulsiva verso una sana crescita personale e professionale.
4) Hai una formazione strutturata ad hoc sulla comunicazione di moda. Che ruolo ha avuto Accademia del Lusso nel definire la tua identità professionale?
Centrale, senza dubbio. Ho frequentato un corso professionale in Fashion Journalism articolato in quattro moduli didattici e ho avuto la possibilità di gestirli in maniera del tutto flessibile. Ho concluso presentando un progetto finale in digital marketing incentrato su un brand made in Italy emergente. L’Accademia mi ha fornito un solido approccio al mondo del lavoro calandomi in contesti reali, direttamente sul campo della comunicazione e degli eventi di moda. Questo ha inciso molto sul mio atteggiamento e sul mio comportamento, operando anche su quelle che oggi chiameremmo soft skills.
5) L’esperienza professionale che ti ha segnato di più a livello formativo, ma non solo.
Beh, c’è da fare una doverosa premessa: s’impara dall’intera gamma di esperienze sperimentabili, ça va sans dire. La mia identità professionale, poi, è in continua fase di evoluzione; eppure ho la certezza che non sarei dove sono, se non avessi abbracciato il vissuto delle mie esperienze positive e negative.
Certamente la possibilità di aver potuto organizzare e prendere parte ad un evento come la Vendemmia di Roma ha significato molto per me, soprattutto in termini di coinvolgimento personale. Anche la più recente esperienza da insegnante mi ha condotto a nuovi tipi di riflessioni, mettendomi di fronte a nuove sfide.
6) Moda, lusso e comunicazione: quali sono le strategie comunicative per emergere a tutti gli effetti nell’era digitale?
Posso dire che le strategie comunicative rimangono pressoché invariate per tutti i settori, a cambiare sono le regole. Per la moda, ad esempio, Instagram continua ad affermarsi come la piattaforma più interessante e performante. Rafforzare il proprio network tramite collaborazioni, usare lo storytelling, curare gli aspetti grafici e assicurarsi di avere un buon copy editing è essenziale. La qualità dei contenuti non sempre assicura il successo, quello che fa la differenza è metterci la faccia. D’altronde gli stessi brand puntano sempre di più sulla propria umanizzazione.
7) In ultimo una curiosità su di te: come spieghi la tua passione per la criminologia? Ha un qualche legame con la moda?
Si tratta di due parti che convivono in me da sempre: la moda è una mia passione nativa, mentre quella della criminologia l’ho ereditata da mia madre. Forse un punto di contatto è nella comune propensione verso la cronaca nera, ora che ci penso [ride]. Scherzi a parte, credo si tratti di due mondi che, in maniera differente, si soffermano sugli aspetti psicologici e sociologici della nostra specie. E questo, in piccola parte, lo fa anche un addetto al digital marketing indagando sui bisogni, i desideri e le necessità dell’utente.
Livia Piredda
Ex studentessa di Accademia Del Lusso Roma