La vera tendenza moda? Acquisti etici e consapevolezza della provenienza di quello che si indossa. Green is the new Black.
Post-pandemia, in cerca di rassicurazioni e buoni intenti, siamo tutti più attenti e consapevoli. Non si prende più un vestito solo perché piace ma, insieme si cerca e si acquista la sua storia, la sua provenienza, i suoi valori. Diminuisce l’interesse verso il fast fashion e aumenta l’attenzione verso la qualità e la resistenza nel tempo di abiti e accessori.
Si sente sempre più parlare di moda sostenibile, etica e circolare, ma quale è la differenza?
La moda sostenibile cerca il minor impatto sull’ambiente in tutte le sue fasi: progettazione, produzione e smaltimento dei capi. Usa materiali rigenerati, riciclati o prodotti con sistemi green. La moda etica è attenta ai diritti dei lavoratori impegnati in tutta la sua filiera. Infine, la moda circolare recupera i filati di capi che verrebbero altrimenti buttati, li trasforma e li rimette sul mercato.
Non possiamo più avere scuse, impossibile non essere e vestire Green. Anche perchè in tutta l’offerta presente sul mercato, si inserisce una ravvivata passione per il Vintage, grazie ad applicazioni come Vinted e Depop, dove si può vendere e comprare direttamente da altri utenti, vestiti e accessori di marca.
Queste App hanno avuto un boom durante la pandemia, insieme a Vestiaire Collective, il marketplace dell’usato firmato o pre-loved, come viene definito sul loro sito, e all’e-commerce Sample Lover.
Quest’ultimo, creato da Rossana Ammaturo, è una piattaforma integrata online e offline, dedicata alla (s)vendita di prodotti di campionario di brand emergenti e piccole attività italiane.
È una realtà che riesce a combattere gli sprechi, mettendo sul mercato l’invenduto e creando un virtuoso circolo fashion green.
Altro trend ad impatto zero è il noleggio di abiti.
DrexCode, permette di provare e affittare capi firmati per eventi speciali, offrendo anche la possibilità di acquistarli.
Anche H&M dal 2019 ha sperimentato, in un flagship store di Stoccolma, il noleggio di party dress e gonne delle collezioni sostenibili Conscious Exclusive dal 2012 al 2019. E lo scorso aprile H&M Man ha introdotto “One/Second/Suit”, un servizio noleggio di completi maschili, gratis se la riconsegna avviene entro le 24 ore.
Questa iniziativa ha come obiettivo quello di “aiutare coloro che partecipano a un colloquio di lavoro a fare una buona impressione” oltre che diminuire lo spreco e l’impatto della moda sull’ambiente.
Insomma, ci sono veramente molti diversi modi per essere ecofriendly e fashion, pensando al Pianeta. Una cosa importante è ricordare che dietro un abito ci sono luoghi e persone che lo hanno tagliato, cucito, impacchettato. Queste, molto spesso, lavorano in condizioni precarie, senza sicurezza per la loro salute e con paghe minime. Ricordiamocelo quando acquistiamo una t-shirt a 3 euro!
A farci pensare, riguardo questo, c’è il movimento di Fashion Revolution, nato in Inghilterra e divenuto in pochi anni un fenomeno mondiale. Voluto da Carry Somers e Orsola De Castro, dopo la tragedia del crollo del Rana Plaza in Bangladesh nel 2013, dove morirono 1134 esseri umani, Fashion Revolution è formato da attivisti che credono che la moda deve cambiare e deve farlo ora, nel rispetto dei diritti umani e dell’ambiente, trasformando radicalmente, in tutte le fasi, la sua industria sia per chi la produce, sia per chi l’acquista che per i consumatori finali.
Ogni anno ad aprile, si celebra la Fashion Revolution Week, un evento interamente dedicato al fashion etico e sostenibile con l’obiettivo di sensibilizzare tutti noi e trasmettere valori, nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori.
Per questo, viene lanciato un messaggio ben preciso, con hashtag virali diventati ormai simbolo di questa lotta contro la fast fashion: #WhoMadeMyClothes #WhoMadeYourClothes #IMadeYourClothes
Durante questa settimana, partecipano anche molti brand emergenti che seguono la stessa filosofia. Tra questi troviamo la vincitrice del Franca Sozzani GCFA Award 2019, Flavia La Rocca, un marchio paladino della moda modulare. Anche OOFWear, per essere sempre più sostenibile, utilizza sia per i propri capi che per il packaging dei prodotti materiali sostenibili, ad esempio per le imbottiture usa Sonora, una fibra ottenuta da bottiglie di plastica riciclate. Altri nomi da tenere d’occhio sono Garbage Core, ArtKnitStudio, Festa Foresta, Maniere Italiane e Studio Sartoriale.
Il mondo del fashion DEVE essere più etico e sostenibile e anche i grandi gruppi di moda lo hanno capito. Qualità e storia di un capo sono ormai fondamentali per far sì che esso venga acquistato.
Vuoi essere Cool? BE GREEN!
Sofia Romoli
Studentessa di Accademia Del Lusso Milano