La moda Haute Couture ai tempi della pandemia

da | BEAUTY

Ad un anno dalla pandemia la moda si è trovata a fare i conti con una realtà completamente diversa. Le sfilate, oggetto di trasformazione e smaterializzazione, in cui ogni tipo di rapporto con la realtà materiale sembra perdersi ed idealizzarsi, si sono dovute adattare a spazi nuovi. Spazi digitali destinati ad un pubblico più ampio e dunque anche più variegato. In questa stagione abbiamo assistito ad un boom di fashion video e di abiti destinati ai video game, e dunque visibili ad una fascia diversa della popolazione sia per età sia per poter d’acquisto. Secondo la giornalista Cinzia Malvini il pubblico di oggi si è completamente “sfarinato”, l’era del digitale pone infatti le case di Moda di fronte a delle generazioni del tutto diverse tra loro. Non esistono delle regole codificate per poter entrare in questo mondo. Ci sono delle regole ma sono fluide, dunque ci si deve adattare ed essere pronti al continuo cambiamento.

La pandemia ha avuto un impatto molto forte sulla moda prediligendo la versatilità e la comodità al formalismo e all’eleganza. Il lusso è riuscito a sopravvivere in particolar modo grazie alla Cina e agli Stati Uniti ma ha espresso comunque l’esigenza di un cambiamento importante, che fosse sostenuto dalla storia e da forti radici culturali.

La Paris Fashion Week, dedicata alle collezioni Haute Couture primavera estate, ha rappresentato chiaramente questo nuovo territorio di esplorazione. Dior, Chanel, Giambattista Valli, Valentino, Schiapparelli e Fendi hanno esaltato il lavoro creativo ed artigianale mettendo in scena degli abiti bellissimi che, proprio per la loro bellezza e particolarità, hanno poche occasioni per essere indossati. La moda Haute Couture è stata sempre legata ad un fine commerciale, in particolare ad una celebrità che potesse poi indossare quell’abito ad un evento importante come un Oscar o un Festival Internazionale. Quest’anno, venendo a mancare queste occasioni e non dovendo rispondere ai principi imposti dal Red Carpet, ogni marchio ha avuto la possibilità di esprimere liberamente i propri codici estetici andando a ridefinire un nuovo concetto di bellezza.

Le sfilate di moda di questa stagione hanno raccontano una storia fortemente italiana. Primo tra tutti Dior che sotto la direzione artistica di Maria Grazia Chiuri, prima donna a dirigere la Maison, ha proposto uno short film diretto per la seconda volta dal regista romano Matteo Garrone che ci ha accompagnato nel misterioso mondo dei Tarocchi Viscontei di Modrone risalenti al lontano XV secolo attraverso il film “Le Châteu du Tarot”, una nuova interpretazione della realtà di oggi alla ricerca di una moda più consapevole nei confronti del rapporto uomo/donna.

Dior non è stato l’unico a mettere in scena questa tematica. Il trasgender e il gender fluid sono stati temi cruciali di tutte le sfilate. Questo si è visto anche nella Couture di Fendi, dallo stile inglese di Orlando di Virginia Woolf, con i suoi abiti lunghi e drappeggiati e con le sue perle e i suoi gioielli che richiamano molto lo stile vittoriano.

La Couture di Giambattista Valli colpisce invece per l’eccessiva sublimità. Tramite abiti ed accessori estremamente enfatizzati ed ingigantiti il designer invita a sognare, osando ed esagerando.

Chanel continua il suo percorso nella definizione della donna: leggera, comoda e contemporanea. Virgine Viard afferma “le muse ispiratrici sono principesse eccentriche, il tipo di donne che Karl Lagerfeld amava accompagnare alle feste”. Anche Chanel come Dior presenta la sua collezione con un film diretto da Anton Corbijn. L’idea alla base della collezione è appunto la libertà e il movimento che si può avere ad una festa di famiglia o ad un matrimonio. Anche qui vi è dunque una forte connessione con la situazione di staticità che la società sta vivendo attualmente. La gonna è la protagonista della collezione così come il tailleur in tweed, il pizzo e l’abito da sposa ispirato agli anni 20.

Valentino mette in scena la collezione #codetemporal di Pierpaolo Piccioli nella sala grande di Galleria Colonna a Roma esprimendo il forte rapporto tra l’essere umano e i valori dell’alta moda. Valentino esprime un’idea di Couture contemporanea volta a raccontare la propria individualità. Ogni capo viene interpretato come un oggetto atemporale arricchito da una forte artigianalità. I tessuti sono caratterizzati da superfici tridimensionali che mettono insieme da un lato linee pulite, dall’altro lavorazioni preziose che si alternano con tinte dai toni neutri e accesi.

Pierpaolo Piccioli racconta la collezione con queste parole “questo è il qui e ora, questo è il futuro, nessuna separazione di genere, nessuna separazione affatto. Questa è la moda, questa è la Couture”.

La Haute Couture non è stata solamente sinonimo di eleganza e ricchezza. Schiapparelli con la terza collezione di Daniel Roseberry rompe tutte le regole andando a focalizzare la sua attenzione sul corpo e sulla sua fisicità. Gli abiti sono pensati per poter mettere in primo piano tutto ciò che solitamente viene coperto dagli abiti. I muscoli e gli arti diventano una vera e propria scultura che viene arricchita da gioielli preziosi dalle forme amplificate.

La cultura è stata il pilastro di tutte le collezioni. Un anno di chiusura totale hanno permesso alla società di poter avere del tempo in più per leggere, acculturarsi ed interessarsi a mondi nuovi come quello dell’arte e della letteratura. La Moda non può che rispondersi e adattarsi a questo.

Debora Vecchio
Studentessa del Master di Fashion Business Management di Accademia Del Lusso

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