Chi è Matteo Osso e cosa fa nella vita oltre a insegnare?
Un appassionato della storia e del bello, che ha trovato nella moda il modo per fare di una passione un lavoro. Oltre all’insegnamento nella mia vita ci sono le riviste per le quali scrivo, le -fortunatamente- molte consulenze per le aziende e poi la radio e la tv, che mi danno il privilegio di avere il contatto con il pubblico. E l’unico senso che ha davvero il mio lavoro è farlo pensando a chi la moda non la decide e non la subisce, ma spesso può soltanto sognarla. Ecco, si può essere bellissimi pur non essendolo per niente, anche con pochi soldi. Basta saper scegliere le cose giuste e indossarle con ironia e un filo di arroganza. Quella buona, che mette a tacere le lingue sciocche e biforcute di chi i soldi li spende senza guadagnarli, spesso in marchi di cui nemmeno conosce il valore.
Come si insegna il Fashion Styling? Quanto è “scienza” e studio, e quanto invece gusto personale?
Se fosse solo scienza sarebbe troppo esatta. Se fosse solo gusto sarebbe troppo definitivo. Il fashion styling è ragione e sentimento che si incontrano per un aperitivo, a Milano. Insegnarlo ai ragazzi è una responsabilità enorme: quella di guidarli alla scoperta dei loro universi estetici cercando di rispettarli e al tempo stesso di forzare la mano quel tanto che li porti fuori dalla comfort zone. Sperando di non creare dei mostri.
Quali sono gli sbocchi professionali che tu consiglieresti o che magari sono meno conosciuti per chi si diploma ad AdL? Io ho cominciato facendo il booker, un mestiere bellissimo, che mi ha fatto viaggiare e conoscere un mondo per molti completamente ignoto. E’ una professione molto poco conosciuta, che i ragazzi spesso non considerano e che nessuna scuola insegna. Facendo il booker ho imparato due cose fondamentali per qualsiasi professione: acquisire un metodo e saper mandare giu i bocconi amari. La gavetta conta più della laurea.
In passato hai sostenuto la teoria secondo la quale “si può essere dei gran fighi anche senza essere né ricchi né belli”: ci credi ancora? E se sì, qual è il segreto?
Confermo e sottoscrivo. Ci vuole personalità e istinto. In una parola talento. E il bello del talento sta proprio nel fatto che non è di tutti.
Hai lavorato fianco a fianco con Giusi Ferrè nella fortunata trasmissione “Buccia di Banana”: com’è la più raffinata e conosciuta penna del giornalismo fashion italiano dietro le quinte?
Nella mia vita ci sono tre donne importanti: mia madre che la vita me l’ha data, mia zia che me l’ha salvata e Giusi che me l’ha cambiata. E’ una donna la cui generosità è seconda solo alla sua infinta cultura, severa ma giusta -come lei ci imponeva in Buccia di Banana. Lavorare con lei e da lei imparare tutto il possibile è un assoluto privilegio. Ma Giusi è soprattutto un’amica preziosa e insostituibile, non saprei immaginare oggi la mia vita senza le sue telefonate o i nostri incontri settimanali.
Quale sarà il trend del 2019 secondo le tue previsioni? E tu cosa ne pensi?
Saranno due, credo, e piuttosto antitetici: da un lato un sopravvento dello street style con le sue semplificazioni e la sua leggerezza fatta di dettagli alle volte squisitamente fine a se stessi. Per contrapposto, un massimalismo imperante, con un gioco complicato, bellissimo e molto pericoloso di stili e sapori che si stratificano creando nuove forme e nuovi mondi. Nel nome di prezzi ben oltre la soglia del ragionevole. Ma anche questo contribuisce ad alimentarne il fascino.
Siamo solo a fine ottobre, è vero, c’è ancora tempo per peggiorare, ma qual è stato l’outfit da bocciare assolutamente del 2018?
Scegli una influencer a caso e prendi un suo look a caso. Non si offenderà comunque: quello che indossano è in ogni caso scelto dalle aziende che pagano i post.
Alla radio, come sulle riviste, ti capita spesso di dover rispondere alle domande e alle richieste di consigli da parte del pubblico. Qual è la più strana che ti sia capitata?
Quella di un uomo che si sentiva e voleva vestirsi da donna e che in oltre 50 anni non aveva mai trovato il coraggio. Ho mollato il colpo, i problemi tecnici mi hanno sopraffatto. Ma le più fastidiose sono quelle di certe signore che ti chiedono consiglio al solo scopo di sentirsi dire che sono perfette già così come sono. Spesso sono un compendio di volgarità provinciale rivestita di etichette. Demolire le loro certezze è un piacere, un privilegio e un dovere preciso: dobbiamo consegnare a chi verrà dopo di noi un mondo migliore. Almeno nel vestiario.